Riscoprire gli spazi, unire le persone
La storia di Interzona è una storia di spazi rigenerati e di persone attive per trasformarli in luoghi di eventi. Tutta basata sulla partecipazione attiva di un gruppo di cittadini.
Incontriamo questa storica esperienza di Verona, come sempre con la distanza imposta dalla pandemia, in un pomeriggio di metà marzo.
Un’odissea tra spazi dismessi
“Siamo nati negli anni Novanta in uno spazio dismesso, la Stazione frigorifera specializzata, avuto in gestione dal comune – riepiloga Simone Franco -. Siamo rimasti lì fino al 2005, quando il comune stesso ci ha ordinato di lasciare i locali”.
Una piccola odissea, quella di Interzona, che li ha portati alla fine a lasciare lo spazio – nel frattempo divenuto sede di eventi, spettacoli, cultura – per trasferirsi nel Magazzino 22, sempre nel complesso dei Magazzini generali veronesi, in accordo con la Fondazione Cariverona, proprietaria degli spazi. Un’odissea che non si è ancora conclusa: nel 2016, infatti, dalla fondazione è arrivata una nuova richiesta di lasciare gli spazi.
Oggi Interzona, che continua la sua intensa attività di produzione culturale, in attesa di rigenerare un nuovo spazio in città, l’arsenale asburgico, in cui continuare a proporre occasioni di incontro e socialità.
Il “fare” che unisce le persone
Il volontariato attivo è sempre stato il motore dell’esperienza culturale veronese. Organizzare gli eventi, fino ai più piccoli aspetti pratici, è servito a costruire un gruppo: “Il fare le cose teneva unite le persone – racconta Marta Ferretti -. Facendo si trovava anche una mediazione rispetto a differenze di approcci e di visioni”. E ancora, spiega: “Un altro approccio era quello di dare responsabilità. In pratica, ognuno è ‘capo qualcosa’…”
Puntare sulla cittadinanza attiva richiede di sapere coinvolgere le persone e portarle ad unirsi all’associazione. Ma Interzona non ha mai fatto appelli o campagne di reclutamento: “Abbiamo sempre voluto fare cose con un certo livello di qualità – aggiunge Ada Arduini -. Dunque, non volevamo parlare a tutti. Abbiamo utilizzato molto il passaparola e lo zoccolo duro erano persone già legate a noi da una lunga frequentazione o da rapporti di amicizia. Chi entrava sapeva già di cosa avevamo bisogno”.
Il network Trans Europe Halles
Punto di forza di Interzona è stata anche la capacità di fare network con altre realtà. di farlo davvero, in questo caso guardando ben oltre il locale.
Fa parte, infatti, di Trans Europe Halles (TEH), la rete europea di quasi 90 centri culturali nati da iniziative di cittadini e artisti. Con Interzona, Trans Europe Halles condivide l’impegno per la riqualificazione di edifici industriali, convertendoli in nuovi spazi per l’arte, la cultura e l’impegno sociale.
E noi, come potremmo farlo?
Come creare anche nel nostro spazio un gruppo di volontari appassionati e attivi? Cosa può offrire questa esperienza in cambio di un po’ del proprio tempo?
(Foto prese dalla pagina Facebook di Interzona)