“Sguardi sul Polesine”: gioie e dolori del cinema in piazza
Più che un festival, “Sguardi sul Polesine” è stato un grande esperimento. Partendo da una domanda: si può fare il cinema in piazza a Rovigo? Le traversie non sono mancate, ma la risposta del pubblico ha premiato la tre giorni di cinema che abbiamo organizzato nell’ambito del Maggio Rodigino.
Polesine digital memory: in piazza come nel salotto di casa
In molte case giacciono preziosi archivi video di “ciò che siamo stati”. Preziosi quanto quelli degli archivi ufficiali, girati da papà e mamme, zii, nonni. Durante le vacanze, nei momenti speciali, nelle feste di paese. Reperti che con il progetto “Polesine digital memory” sono stati ritrovati, restaurati e digitalizzati.
E che per “Sguardi sul Polesine” sono approdati finalmente su un grande schermo, allestito in piazza Vittorio Emanuele II. Così per una sera la piazza è diventata letteralmente il “salotto buono” della città: proprio come in un salotto allargato, abbiamo condiviso un “piccolo cinema” di ricordi e memorie di famiglia.
E sullo schermo sono tornati in vita i giochi di una volta, alcuni luoghi ormai scomparsi (come la pista di pattinaggio di viale Trieste), la locomotiva a vapore che collegava Adria a Venezia, la “vaca mora”, tanto iconica da dare pure il titolo ad un libro di Gian Antonio Cibotto. Perfino filmati mai visti sull’alluvione del 1951 (evento a cui, tra l’altro, abbiamo dedicato la partecipata anteprima del festival con “Po” di Segre e Stella).
Una serata apprezzatissima. Esito per nulla scontato.
Non tutte le ciambelle…
Fare cinema in piazza significa misurarsi con un habitat molto lontano dalla sala cinematografica. Gli orari sono vincolati al calare del sole. Le più insospettabili luci artificiali possono interferire con la visione. E non si può certo chiedere ai passanti di stare in silenzio e spegnere la suoneria del cellulare.
Bisogna tenere conto, inoltre, che in piazza ci sono altre realtà. E che se non ci si mette d’accordo per benino, si rischia che un locale faccia partire un dj set a tutto volume, mentre il film è ancora in corso.
Come mai sappiamo tutte queste cose?
Perché non tutte le ciambelle sono riuscite con il buco. E la proiezione de “La terra dei figli” ha incontrato qualche intoppo (che ha fatto più notizia del film stesso). Ma questo intoppo è stata un’occasione preziosa per aprire un dialogo con chi opera in piazza. Lasciando da parte ciò che è andato storto, per ragionare su come lavorare bene insieme. Magari nasce un’amicizia.
La terza serata, per fortuna, non ci sono stati problemi acustici. Se escludiamo un fragoroso carosello di auto a pochi passi dal nostro “salotto”, in festa per la vittoria dello scudetto. Ma questo preferiamo derubricarlo tra gli eventi al di fuori del nostro controllo, come la pioggia.
Pur con un sottofondo di clacson, trombe e slogan da stadio, è stata appassionante la chiacchierata con Antonio Padovan, regista de “Il grande passo”, girato a Crespino e dintorni: “un teatro di posa naturale, che ispira storie”, ci ha detto, anticipando che tornerà a girare in Polesine parte del suo prossimo film, un’avventura alla Indiana Jones lungo il Grande Fiume, alla ricerca del… tesoro di Attila.
Sul palco c’era anche Marina Zangirolami Mazzacurati, vedova del grande regista. Che ha dedicato un pensiero – apprezzato – ai piccoli cinema, “ultimi samurai” di un certo modo di pensare e proporre cinema. Luoghi, ha ricordato, di socialità e condivisione, prima ancora che di cultura.
E quindi: grazie,
Grazie alla Fondazione per lo Sviluppo del Polesine, che ci ha “trascinati” in questa avventura, che non eravamo sicuri di riuscire a portare a termine. Grazie al Comune di Rovigo, che del Maggio Rodigino ha curato aspetti logistici davvero imprescindibili per poter lavorare in mezzo a una piazza.
Grazie al circolo del cinema “Mazzacurati” di Adria per aver pensato con noi a questa iniziativa. E grazie, come sempre, al pubblico. Che anche questa volta ha voluto esserci.